Fabio Compagnucci

Fabio CompagnucciL’arte primordiale della gioia tra show e cabaret

nota di Dimitri Ruggeri
“Tra le tanti concettualizzazioni di arte quella di Fabio ha radici primordiali.
Le prime manifestazioni umane  non erano orientate soltanto al mangiare, al dormire o al riprodursi ma per necessità anche verso  quei gentili sentimenti che portavano in modo semplice e scontato al riso e al pianto, al piacere e al dolore o più  drasticamente alla vita e alla morte.
Arte di amare e odiare.
Arte come un qualcosa di non fine a se stessa: arte dell’arrangiarsi. Arte della scaltrezza per cacciare prede e uccidere altri uomini.
Arte del combattere. Arte del rispetto; oppure semplicemente arte come arte del vivere  nel vivere.

Questi  sentimenti li  ritroviamo in paesi incontaminati dell’Africa nera, del Sud America o dell’Asia Siberiana tra riti e linguaggi incomprensibili, tra spiriti e dei; qui il tutto del nostro vivere quotidiano  viene annullato dal sopravvivere.
Il sorriso è semplicemente gioia di vivere, gioia di ritualizzare tutti questi singoli eventi.

Con questo non intendo classificare Fabio come una strana forma primitiva di homo erectus ma è la sua stessa essenza che fagocita un po’ tutto questo. La sua arte è una macchina del tempo che riporta a quella sana forma del ridere, senza fronzoli, con semplicità, gestualità e compilictà del pubblico.
Potrebbe raccontare qualsiasi storia,  sentita e risentita, banale e scontata eppure tutto questo porterebbe in maniera consequenziale al sorriso o al ridere. Già l’arte del ridere!
In Africa il ridere è arte rituale che accompagna balli persino nei riti funebri.
L’interpretazione, la naturalezza, la genuinità di un ragazzo di una terra (l’Abruzzo) nascosta dalle cadenze linguistiche ancora sane e dirette.

Lo avrei visto ,in un recente passato come un viajeros medioevale  sulla groppa di un vecchio cavallo un po’ zoppo e stanco, con zoccoli scocciati,  che si inerpica su mulattiere di ostiche montagne  per  raggiungere paesi lontani e nascosti che lo accolgono.
In azione… avrebbe sedotto calche di gente nelle piazze centrali, poche battute molti sorrisi e di nuovo in cammino…

Dopo una dura giornata lavorativa, prima di una sua performance mi disse:
“Prima di ogni serata  ho paura. Ho paura che la gente non rida. Ho paura che non applauda. Ho paura che sia triste e le mie parole non servano a nulla”
Quella sera la paura si trasformò in gioia. La gioia stava nella gente che rideva. Questa è la sua primordialità.”

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3 thoughts on “Fabio Compagnucci

  1. Chaplin diceva….Credo nel potere del riso come antidoto all’odio e al terrore….Beh Fabio sicuramente ha l’antidoto e il suo antidoto lo inietta anche nelle nostre vene senza che noi paghiamo alcun prezzo!!!
    Bellissima la recensione sul personaggio!

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