Patrizia Biagini

Critica di Mara Ferloni

“Con il segno fluido e deciso ricerca la prospettiva e fissa su tele in pastello ad olio od acquerello nature morte con trasparenti bottiglie,  brocche con fondo scuro che nascono da sensazioni e vibrazioni dell’animo e s’intuisce l’impegno nel dettaglio della struttura e l’eloquenza di un discorso  che mira, attraverso linee, ad sprimere con coerenza stilistica  uno spontaneo equilibrio”.

Critica di Sofia Pettinelli

“Le icone hanno la caratteristica di non mutare nello stile e nei temi e da quando questa raffigurazione è nata in Oriente sostanzialmente il suo linguaggio espressivo non è cambiato, Patrizia Biagini riesce però ad arricchire queste immagini di una carica di intimità che nelle raffigurazioni tradizionali non compare.
E’ come se l’artista, pur volendo tenere fuori dall’opera la sua personalità , pur avvalendosi del tipico linguaggio espressivo dello stile e dei colori che gli sono propri non possa fare a meno di inserirvi una pensosa intimità, uno sguardo sospeso  tra la ieraticità divina e l’umanità propria dell’essere  mortale, umanità che ha avuto il suo apice nel figlio dell’Uomo, in Gesù. Le ombre che rendono profondi i volti ed i bianchi che evidenziano gli occhi, insieme ad un tratto largo e moderno, sottolineano il languore dello sguardo di Cristo e la pensosità preveggente  di Maria, parlando così al cuore di chi guarda e suscitando, in chi è  cattolico, il ricordo della mitezza e dell’amore divini, e raggiungendo sicuramente l’obiettivo, che un’opera di arte sacra deve sempre avere, di commuovere e di rammentare, di risvegliar la coscienza e di rapportarla al divino ponendosi al di fuori del tempo, in una sacralità che offre un messaggio che può essere colto anche da chi non è cristiano”.

( Tratto da Cott’Art settembre 2007)

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